LA STORIA
FEDE E TRADIZIONE NEL CULTO DELLA MADONNA DELL'UDIENZA

Maria Santissima dell'Udienza è una scultura in marmo realizzata dall'artista rinascimentale Antonello Gagini agli inizi del 1500. La statua della Madonna dell’Udienza venne trasportata a Sambuca per la prima volta da Mazara del Vallo da un signore della famiglia Sciarrino. Fu portata a dorso di muli, guidati da quattro marinai e collocata in una torre antichissima nel feudo di San Giovanni di Cellaro, appartenente alla Commenda di S. Giovanni di Rodi. Fu lasciata nascosta per tanti anni all'interno di un'intercapedine di un forno nella cucina della torre.
Esistono due diverse versioni riguardo il ritrovamento della statua:
La prima versione, riportata nel libro "Sambuca Zabut e la Madonna dell'Udienza", scritto nel 1904 dal sac. Salvatore Di Ruperto, appartenente al clero di Napoli, dice che: "In questo sito, fino a poco tempo fa si osservava un forno, che fu quasi distrutto, in uno dei giorni del Maggio di questo anno, in cui lo scrittore di queste <<Notizie>> si recò sopra luogo per fare qualche osservazione che gli potesse servire, e, a questo proposito, ricordiamo quello che raccogliemmo dalla bocca del contadino che tiene in fitto la torre. Egli disse che, quando quel forno era in esercizio, all'antico fittaiuolo, moriva una mula ogni anno, in pena di avere profanato il sito dove era la statua della Madonna";
La seconda versione, tramandata dalla tradizione popolare, racconta che i membri della famiglia Sciarrino, allora enfiteusi del feudo di Cellaro, incontravano continue difficoltà nel cuocere il pane: ogni tentativo risultava vano, poiché il pane non riusciva mai bene. Dopo vari insuccessi, decisero di demolire il vecchio forno per ricostruirlo, e fu proprio durante questi lavori che emerse, inaspettatamente, la statua della Madonna.
Esistono due diverse versioni riguardo il trasporto della statua della Madonna al Santuario dell'Udienza.
La prima versione, riportata nel libro "Sambuca Zabut e la Madonna dell'Udienza", scritto nel 1904 dal sac. Salvatore Di Ruperto, appartenente al clero di Napoli, dice che: "La torre di Cellaro è vicinissima al mulino antichissimo che esisteva fin dal 1503. Questo mulino, denominato "il Cellaro", doveva essere affollatissimo perché "macina abbondantemente tutto l'anno". Ora, accorrendo gran folla a questo mulino, il quale era l'unico a quell'epoca il popolo dovette invaghirsi della Bella Madonna che vedeva così spesso, e cominciare ad onorarla. Quando poi sopravvenne la peste, allora tutta quella gente, che ogni giorno accorreva al mulino di Cellaro per la mulitura del grano, e che conosceva bene la vicina Immagine della nostra Madonna, dovette decidersi, col consenso degli Sciarrino, a farla portare in processione passando per la via Infermeria.
La seconda versione, tramandata dalla tradizione popolare, racconta che i contadini sambucesi, a seguito dell'incombenza della peste, decisero di rubare la statua dalla torre Cellaro e farla passare attraverso il quartiere dell'Infermeria, area del paese dedicata alle cure dei lebbrosi, nella speranza che la Madonna facesse un miracolo. Così fu: i lebbrosi guarirono."
Si pensò allora di collocarla nella Badia di S. Caterina, ma, giunti innanzi al convento dei Carmelitani, i buoi che trainavano il carro con la statua non vollero più muoversi. Fu quindi necessario darle posto in quella chiesa, dove si venera con il titolo di Madonna dell’Udienza ed è la protettrice del paese.